Oreficeria: un 2021 a quasi 9 miliardi di euro, in crescita rispetto anche al pre-pandemia. Il 2022 è imprevedibile. Focus Russia
L’industria Orafa, Argentiera e della Gioielleria Made in Italy, dopo il contraccolpo della pandemia accusato nel 2020 (chiusosi con una contrazione del fatturato pari al -27,6%) ha assistito nel corso del 2021 ad un deciso cambio di passo: il turnover settoriale, secondo le prime – ed ancora provvisorie – stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda per FEDERORAFI, dovrebbe crescere del +57,6% avvicinandosi ai 9 miliardi di euro; le vendite estere, del resto, si sono rivelate molto favorevoli, archiviando l’anno 2021 in aumento del +59,7% per poco più di 8 miliardi in totale. Da notare che sia nel caso del fatturato complessivo sia nel caso del solo export non solo sono state recuperate le perdite del 2020, ma si sono anche superati i livelli pre-Covid con cui si era chiuso il 2019.
A livello nazionale le aziende del settore superano le 7.100 unità (-1,2% sul 2020), mentre gli occupati risultano circa 30.600, in recupero sul 2020 (+0,6%), ma ancora in lieve calo rispetto al 2019. In termini assoluti l’export annuale aumenta di oltre 3 miliardi di euro rispetto all’intero 2020; a confronto con l’anno 2019 l’export guadagna, invece, 1.088 milioni (+15,6%).
Nel 2021 gli Stati Uniti, confermati in prima posizione come lo scorso anno, sperimentano un aumento del +65,6%, raggiungendo così un’incidenza del 15,9% sul totale. L’export verso la Svizzera, secondo mercato, cresce del +49,5%, quello verso gli Emirati Arabi, al terzo posto, del +107,7%: tali mercati coprono rispettivamente il 12,5% e l’11,5% del totale settoriale. Guadagna la quarta posizione la Francia, interessata da un aumento del +43,4%; tale mercato assorbe così l’8,9% delle esportazioni totali del settore. Rispetto ai livelli pre Covid-19 e, quindi, rispetto al 2019, molti dei suddetti Paesi mostrano di aver ripianato il contraccolpo accusato nel 2020; tuttavia, alcuni non hanno ancora recuperato il gap nell’arco di tutti i dodici mesi. Più in particolare, l’export di Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti segna un incremento rispettivamente del +61,4% e del +10,0% rispetto al 2019. Di contro, restano su valori al di sotto di quelli dell’anno 2019 paesi altrettanto di rilievo per l’industria orafa quali la Svizzera (-12,0%), la Francia (-11,6%), quindi, Hong Kong (-29,4%). Lontani dal recupero sul 2019 sono anche Regno Unito e Spagna.
Con riferimento ai maggiori distretti del settore, nell’anno 2021 si registra una crescita delle vendite estere del +58,1%, in linea con la dinamica rilevata per l’aggregato a livello nazionale. L’export di Arezzo (che incide per il 31,1% sul totale Italia) evidenzia una crescita del +73,5% portandosi al di sopra dei 2,6 miliardi di euro, mentre quello di Vicenza sale del +57,1%, per un totale di oltre 1,7 miliardi (ovvero 20,2% del totale nazionale). L’export da Alessandria – terza provincia per valore esportato di settore pari a quasi 1,5 miliardi di euro – cresce del +24,0%. A confronto con i livelli pre Covid-19 del medesimo periodo, i principali distretti mostrano tutti un recupero oltreconfine, con l’eccezione di Alessandria. Le vendite in Russia, Ucraina e Bielorussia, nel complesso, hanno raggiunto quasi 76 milioni di euro nel 2021, grazie ad aumento del +40,1% sul 2020. I flussi maggiori, 59,3 milioni di euro, sono destinati alla Federazione russa. La sola Russia risulta il 23° sbocco del settore per valore di export, ma sommata a Ucraina Bielorussia sale al 18°, coprendo così l’1% del totale esportato di settore.
Nel 2020 l’Italia risultava il primo fornitore per la Russia, con una quota del 21,7%. Al secondo posto, la Cina copriva il 20,2%. Tra i top supplier si annoveravano poi Tailandia, Francia e USA. Si ricorda peraltro che al di là delle esportazioni, gli acquisti di gioielli da parte dei turisti russi rappresentavano un’importante voce per le aziende del settore, così come per il resto del lusso.
Il settore risulta, inoltre, collegato alla Russia per l’importazione di input produttivi, ovvero metalli preziosi e diamanti. Nel 2021 le importazioni di metalli preziosi sono ammontate a 890 milioni di euro, di cui oltre 500 rappresentate dal palladio. La Russia è risultata il 2° fornitore di palladio per l’Italia e il 3° di platino. Per l’oro è all’ottavo posto, mentre per l’argento all’11°. Nel caso dei diamanti la Russia si colloca al 27° posto nel ranking dei fornitori dell’Italia; pur tuttavia, un’ampia quota delle esportazioni russe di diamanti – 41% nel 2020 – è destinata, come noto, al Belgio e da qui veicolata in altri paesi tra cui l’Italia.
In allegato il Report Completo.
Per Claudia Piaserico, Presidente FEDERORAFI: i positivi dati 2021 del turnover confermano le anticipazioni che avevamo fatto anche in merito all’export: importante crescita anche sul 2019 con finalmente anche un’inversione di tendenza sul fronte dell’occupazione con un +0,6% che è incoraggiante e certifica la crescita della capacità produttiva delle nostre aziende. Aziende che però lamentano ancora la difficoltà di reperire risorse già formate sul mercato del lavoro, un tema su cui FEDERORAFI si sta già occupando con una specifica mappatura delle competenze e delle eccellenze formative a tutti i livelli dagli Istituti tecnici e professionali, alle università e con un progetto di comunicazione teso a promuovere non solo il prezioso con le sue valenze qualitative e creative ma anche il saper fare innovativo, all’avanguardia e sostenibile delle nostre manifatture sia a livello artigianale che industriale. Le conferme sui mercati esteri, come gli USA, sono importanti e FEDERORAFI, con quasi 50 brand provenienti da ben 11 regioni, sarà proprio a New York nei prossimi giorni per lanciare con ICE e MAECI l’iniziativa “The Italian Jewelry Manifesto”, un evento di matching con operatori, di formazione e di promozione anche per presentare una nuova formula di ingresso nel mercato attraverso l’assistenza di una stabile organizzazione. Guardano all’anno in corso, che è comunque iniziato molto bene, l’escalation del costo dell’energia e delle materie prime e il conflitto in atto sono però le nuove “zavorre” sul presente e sul futuro non solo orafo. Il mercato russo è importante in termini di export diretto ed indiretto e per l’approvvigionamento delle materie prime. Sul fronte del consumatore russo, dove l’Italia è il primo fornitore di gioielli, temiamo anche un effetto di “sostituzione” verso l’acquisto di produzioni locali o di altri Paesi che non hanno imposto restrizioni come la Cina. Poi c’è il tema non secondario degli input produttivi che ci impone di rivolgerci ad altri paesi fornitori di materia prima e questo switch-off non è certo semplice ne veloce. Rimango ottimista perché gli imprenditori e le imprese del gioiello Made in Italy, avendo importanti valori intrinsechi e capacità di reazione, sanno come far fronte alle continue sfide del mercato.
Allegati:
Foto Pres Piaserico_Federorafi
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