Sulla base delle elaborazioni effettuate dal Centro Studi di Confindustria Federorafi su dati ISTAT, nei primi cinque mesi del 2024 il settore orafo-argentiero-gioielliero sui mercati internazionali assiste ad una prosecuzione dei trend nell’ultimo quarter dello scorso anno e nel primo trimestre 2024.
La crescita dell’export risulta sempre molto elevata, sostenuta non solo dai rialzi delle quotazioni dei metalli preziosi, ma soprattutto dalla performance della Turchia: nel periodo qui in esame l’export fa registrare un aumento del +59,2%, per un totale di 6.934,3 milioni di euro.
Nei primi cinque mesi del 2024 il saldo commerciale di comparto risulta, dunque, pari a 6.003 milioni di euro, in aumento del +83,4% (ovvero 2.729 milioni in più) rispetto al surplus archiviato nel corrispondente periodo del 2023.
Considerando le quantità, pur con riferimento alla sola gioielleria da indosso nel suo complesso, i volumi esportati sono altresì cresciuti, anche se su ritmi di magnitudo più contenuta rispetto alla dinamica sperimentata dai valori monetari, registrando un +14,0% nei cinque mesi.
La crescita delle esportazioni settoriali risulta generalizzata anche per Paese, pur su tassi di entità eterogenea. Da gennaio a maggio 2024, la UE palesa una crescita media meno vivace di quella settoriale e non va oltre al +12,5%, concorrendo ad assorbire il 18,9% dell’export.
Allo stesso tempo, l’area extra-UE, con un’incidenza pari all’81,1% del totale, presenta una variazione media del +76,3%, di circa 17 punti percentuali sopra media. Sulla performance dell’area extra-UE, incide in maniera decisiva l’andamento registrato dalla Turchia, salita al primo posto dal quinto occupato nel ranking dell’anno 2023. L’export italiano in Turchia nell’arco dei cinque mesi mette a segno una variazione pari al +721,3%3 (da ricondurre alla gioielleria da indosso) arrivando a coprire il 37,9% delle esportazioni settoriali di periodo. L’evoluzione presentata da questa nazione è riconducibile a diverse ragioni: dalla ricerca di nuove rotte a causa del conflitto russo-ucraino, all’aumento dei dazi/tassazione locale sull’oro (materia prima) che ha incentivato l’importazione da parte degli operatori turchi di semilavorati o prodotti finiti come confermano le analisi del World Gold Council. Sempre secondo il WGC la domanda turca di gioielleria si mostra sempre molto sostenuta e nel primo quarter 2024 aveva messo a segno l’ottavo aumento tendenziale consecutivo; la domanda interna di gioielleria ha in primis finalità di investimento, conseguente a diverse cause tra cui l’alta inflazione, le tensioni politiche interne, la volatilità geopolitica globale, i tassi di interesse reali negativi, la mancanza di investimenti alternativi praticabili (World Gold Council). Da valutare nei prossimi mesi e, in particolare dopo l’estate, se il fenomeno proseguirà o si riassorbirà.
Tornando ai primi sbocchi delle esportazioni settoriali, al secondo posto gli Stati Uniti crescono del +2,6% rispetto al medesimo periodo del 2023. Al terzo posto gli Emirati Arabi Uniti che mostrano una variazione del +15,7%.
Le elaborazioni effettuate sui dati ISTAT sui primi mesi sono suffragate dall’indagine congiunturale effettuata dal Centro Studi di Confindustria Federorafi prima della pausa estiva su un campione di aziende associate.
Il campione riflette la struttura piramidale del settore, risultando composto da una maggioranza di aziende di piccola dimensione e, via via, da un numero minore di aziende di maggiore dimensione: si va comunque da chi ha fatturato (al 31/12/2023) meno di 5 milioni a chi ha fatturato oltre 100 milioni. Rispecchia altresì la caratterizzazione distrettuale in termini di localizzazione e l’alta propensione all’estero.
In base all’andamento dei principali indicatori di performance, il primo semestre dell’anno è stato caratterizzato da un andamento «in chiaroscuro», in cui si assiste ad una bi-partizione tra chi è cresciuto e chi è rimasto stabile e, viceversa, chi è calato. Va pur sottolineato che per il campione in esame prevale sempre l’incidenza complessiva di coloro che hanno assistito a cali di produzione, fatturato ed ordini. In merito alle dinamiche negative, si precisa che in parte sono collegate ad un «raffreddamento» del mercato, ma allo stesso tempo possono essere sintomatiche di un «fisiologico ri-equilibrio» rispetto agli ottimi livelli del 2023.
L’impatto dei rialzi delle quotazioni è strettamente connesso alla tipologia produttiva e finisce per condizionare soprattutto la domanda a valle e i consumi, vista la forte ricaduta sul prezzo del prodotto finito; fanno eccezione i prodotti del top di gamma, a minor elasticità di domanda. Oltre all’aumento del costo delle materie prime, a causa dei rialzi dei metalli preziosi finiscono per pesare maggiormente l’incertezza degli ordini e l’attendismo dei clienti che porta ad una riduzione della capacità di assorbimento del mercato. L’occupazione tiene e anche per il secondo semestre, a differenza di altri settori del manifatturiero italiano, non si prevede ricorso ad ammortizzatori sociali se non in misura molto limitata (7% dei rispondenti). Circa l’evoluzione congiunturale nella seconda parte dell’anno, la quota prevalente del campione (42%) prospetta una stabilità/continuità delle performance rispetto alla prima parte dell’anno. Di contro, il 36%, indica di temere un peggioramento dopo l’estate. Il 22%, infine, confida in un miglioramento.
In allegato:
-Nota Commercio Estero Maggio 2024
2024_08_26 NotaCoEs_maggio24_Press_ArcFED
-Indagine Congiunturale 1° semestre 2024
2024_09_02 IndagineCong_1°semestre24_Press_ArcFED