Sanzioni ai diamanti russi

Intervento del MAECI con importanti modifiche a salvaguardia dell’industry italiana

Confindustria FEDERORAFI esprime soddisfazione per il risultato ottenuto sulla delicata questione dei diamanti di origine russa grazie all’intervento del Governo italiano nel pacchetto di sanzioni approvato dal Consiglio UE il 24 giugno u.s..
Il XII pacchetto sanzionatorio di dicembre 2023 aveva introdotto diversi e condivisibili divieti sull’importazione in UE dei diamanti di provenienza diretta ed indiretta dalla Federazione Russa, compresi quelli montati su gioielli finiti. Quest’ultimo divieto, che sarebbe entrato in vigore dal prossimo settembre, però si presentava in realtà come inapplicabile. Fermo restando l’assoluta convergenza dell’industry del gioiello made in Italy (e anche “made in France”) sui dispositivi sanzionatori per i diamanti grezzi o lavorati, forti perplessità e preoccupazioni erano da subito emerse per il divieto imposto anche per quelli montati sui gioielli. Infatti ad oggi non esistono ancora sistemi di certificazione e di tracciabilità affidabili ed economicamente sostenibili in grado di stabilire la provenienza certa dei diamanti, questione resa ancor più complessa dall’applicabilità delle norme a diamanti montati su gioielli, soprattutto per quelli di “seconda mano” o di rientro in Italia/UE da distributori o dettaglianti Extra-UE, inficiando la circolarità dei flussi commerciali – questione centrale anche alla luce dell’assenza di pari disposizioni da parte di altri Paesi G7. Non ci sono stime ufficiali ma il valore di queste transazioni è rilevantissimo e il divieto avrebbe creato un danno ingente alle imprese manifatturiere italiane/europee e, inevitabilmente, alimentato il canale illegale. In ragione di ciò il Consiglio ha deciso di esentare i gioielli finiti dalla messa al bando.
Per la Presidente Claudia Piaserico “La decisione presa dal Consiglio UE è improntata al pragmatismo, al buon senso e alla tutela del mercato del prezioso e degli interessi legittimi del settore manifatturiero e non toglie nulla alla portata del nuovo pacchetto sanzionatorio. Il mantenimento del divieto avrebbe creato un ulteriore gap non solo con i nostri principali Paesi competitor che non hanno aderito alle sanzioni contro la Russia come la Cina e l’India, solo per citare i più importanti, ma addirittura tra tutti gli altri Paesi del G7, ovvero il Canada, il Giappone, la Gran Bretagna e gli USA che, pur avendo sottoscritto i regimi sanzionatori, non hanno previsto il divieto per i gioielli finiti. Un risultato non scontato che ha visto in prima linea ed estremamente proattivo il Governo italiano ed in particolare il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha assicurato un continuo confronto con le rappresentanze imprenditoriali e con il coinvolgimento diretto del Ministro Tajani che, su questo punto, è stato in grado di stabilire un canale privilegiato anche con il Governo francese e trovare una comune linea di azione per convincere gli altri 25 Paesi UE sull’importanza e sulla necessità di queste modifiche”.
Il settore del gioiello Made in Italy nel 2023 ha stabilito il record in termini di fatturato, sfiorando i 12 miliardi di euro, e di quota export con 10,9 miliardi di euro (91,4% sul totale). Le imprese attive sono 7.000 con oltre 33 mila addetti alla produzione (+2,9% sul 2022). Nei primi mesi del 2024 l’export continua a mantenersi in territorio ampiamente positivo rispetto al 2023 (fonte: Centro Studi Confindustria FEDERORAFI).

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