Settore orafo: nel 2020 perso quasi un terzo del giro di affari e dell’export ma c’è il recupero nel 2021
Nell’annus horribilis 2020, gravemente condizionato dalla pandemia Covid-19, l’industria orafa-argentiera-gioielliera (di seguito O-A-G) accusa il contraccolpo e, similmente agli altri comparti del “Tessile, Moda e Accessorio”, archivia un bilancio con perdite di rilievo con riferimento a tutte le principali variabili settoriali monitorate. I motivi principali sono: l’incremento registrato dalle quotazioni dei metalli preziosi, il calo della domanda mondiale, le misure di contenimento adottate (chiusura delle aziende durante il primo lockdown, chiusura del canale retail fisico in tutti i vari lockdown non solo in Italia ma anche in molti tradizionali mercati di sbocco), lo stop forzato dei viaggi sia per turismo sia d’affari, i quali hanno portato ad una riduzione del giro d’affari, che, sulla base delle stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda, si traduce in un decremento del -27,6% su base annua. Nel 2020, dunque, il turnover settoriale, da ricondurre nello specifico alle aziende più strettamente manifatturiere/trasformatrici, cala sui 5,7 miliardi, ovvero 2,2 miliardi in meno rispetto ai livelli del 2019. La produzione fisica, come certifica l’indice ISTAT corretto per gli effetti di calendario, archivia una contrazione pari al -28,1%La domanda nazionale di oro destinata all’oreficeria-gioielleria arretra del -24,6% (dati World Gold Council), nel caso dell’argento la domanda italiana destinata alla gioielleria e quella destinata all’argenteria cedono rispettivamente il -18,6% e il -35% (The Silver Institute).
Visto lo scenario prima ricordato, nel 2020 anche il commercio con l’estero, come più ampiamente dettagliato nel proseguo dell’analisi, registra decrementi significativi rispetto all’anno precedente. L’export arretra del -27,8% su base annua, scendendo a poco più di 5 miliardi dagli oltre 6,9 raggiunti nel 2019. La propensione all’export del settore si mantiene elevata e si porta all’88,2%. Nel corso del 2020 le aziende attive sono complessivamente calate di circa 170 unità (-2,3%). In tema “lavoro”, per tutto il 2020, inoltre, le aziende hanno fatto ampio ricorso agli ammortizzatori sociali.
L’analisi dei partner commerciali evidenzia che la Svizzera cede il primo posto agli Stati Uniti; mentre la Svizzera accusa infatti una flessione di particolare intensità, pari al -41,1%, l’export verso gli USA vede un contenimento della flessione al -2,3%; gli Stati Uniti superano, quindi, ampiamente la Svizzera, nonché Francia ed Emirati Arabi.
La prima provincia per valore di export di settore è risultata Arezzo, che già nel 2019 aveva superato Alessandria; la provincia toscana registra tuttavia un decremento del -29,1% su base annua, passando a un totale di 1,5 miliardi di euro. Alessandria presenta la flessione di maggior gravità, archiviando il 2020 in calo del -44,0% e scendendo così al di sotto di 1,2 miliardi di euro. Nonostante ciò, Arezzo copre il 28,3% dell’export italiano di O-A-G, mentre Alessandria il 21,8%; Arezzo assiste, quindi, ad una sostanziale stabilità dell’incidenza segnata nel 2019 (28,5%), Alessandria perde, invece, 6 punti quota (era a 27,8% nel 2019). In terza posizione si conferma sempre Vicenza, il cui export, in arretramento del -21,4%, sfiora 1.090 milioni di euro, incidendo così per il 20,4% delle complessive esportazioni nazionali (con un guadagno di 1,9 punti quota rispetto all’anno precedente).
2021
Il trend di fine 2020, positivo su alcuni mercati, è continuato nei primi mesi 2021 atteso il fatto che le esportazioni nei primi due mesi del corrente anno si sono quasi allineate a quelle del 2020.
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